Il credito d’imposta del 20% sugli investimenti in ricerca e sviluppo su farmaci e vaccini è operativo dal 1 giugno del 2021 e sarà valido fino al 2030, ma in quasi un anno di vita è rimasto solo sulla carta.
A bloccare gli investimenti delle imprese sarebbe stato infatti un aggettivo nel primo comma dell’articolo 31 della legge 106/2021 che è stato anche modificato durante la conversione del decreto Sostegni bis, ma che di fatto non ha cambiato nulla: se nel primo testo si parlava di bonus riconosciuto solo per la ricerca sui farmaci e i vaccini «innovativi» il testo definitivo parla più genericamente di ricerca su «nuovi» farmaci e vaccini. Una dizione appunto molto generica che rischia di provocare equivoci e fraintendimenti che per ora hanno allontanato le aziende preoccupate di vedersi chiedere indietro l’agevolazione: Cosa significa infatti esattamente farmaci «nuovi»? La ricerca non è nuova e innovativa di per sé? Interrogativi a cui ora si proverà a rispondere: il ministero dello Sviluppo economico da settimane è in pressing con l’agenzia delle Entrate per arrivare a una soluzione e per questo dovrebbe far partire un tavolo che possa chiarire i punti poco chiari della norma. Sul punto potrebbe arrivare dunque una circolare esplicativa del Fisco o forse anche una modifica legislativa della stessa norma.
Fonte Il Sole 24 Ore
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